Quando lavoravo nel software per la logistica visitavo i clienti sul campo per installare aggiornamenti, spiegare novità o addestrare il personale. Capii presto che del software, ai magazzinieri, non fregava nulla. Grafica accattivante, soluzioni eleganti… irrilevanti. Contava solo completare il lavoro (prelevare e spedire) nel modo più rapido possibile. Cioè usare il meno possibile quella dannata pistola con lettore di barcode che diceva dove andare e cosa fare. E quando dovevano usarla, doveva essere veloce. Non si può attendere: fuori c’è sempre un camion che aspetta. In quel contesto ho imparato a chiedermi: a cosa serve davvero questa funzionalità? Che problema risolve? Il mio utente tipo (dita grosse in guanti grossi, vista scarsa, sempre di fretta e mezzo spazientito) come si aspetta di leggere le scritte? Come annulla un’operazione? Il messaggio d’errore è comprensibile o parla tecnichese? Allora non lo sapevo, ma stavo già ragionando sul valore. Forgiato dal feedback affettuoso che ricevevo quando consegnavo qualcosa chiaramente pensato da chi sta seduto dietro una scrivania, senza capire nulla della realtà là fuori.
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